Ahh il panettone … una vera istituzione. Il tuo palato lo adora ma il tuo colesterolo non è proprio dello stesso parere.
Tranquillo non sei solo, anche se la convivialità “fa bene al cuore”, nel senso più romantico, le abbuffate natalizie non sono proprio amiche del benessere e della leggerezza!
Il primo consiglio utile: l’importante è non esagerare!
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Panettone, delizia per il palato: ma il colesterolo è d’accordo?
Chissà come mai le cose più buone fanno sempre male …
La risposta è sotto gli occhi di tutti. Gli ingredienti e la lavorazione del panettone lo rendono una vera bomba di carboidrati e zuccheri semplici.
La sua ricetta è regolata da un disciplinare pubblicato con un decreto del 20051: si può chiamare “Panettone” solo se rispetta determinate caratteristiche. Deve essere un prodotto da forno a pasta morbida e seguire uno specifico processo di lievitazione. Nel disciplinare sono anche indicati degli ingredienti obbligatori che rendono il panettone autentico.
Non possono mancare farina di frumento, zucchero, uova di gallina di categoria “A” (cioè uova fresche) o tuorlo d’uovo, o entrambi, in quantità tali da garantire non meno del 4% in tuorlo, burro in quantità non inferiore al 16%, uvetta e scorze di agrumi canditi, in quantità non inferiore al 20%, lievito naturale costituito da pasta acida e sale.
Visti gli ingredienti, capirai bene perché è una “bomba”.
Infatti una fetta del peso di 100 g conterrebbe 337 chilocalorie2, che possono anche aumentare nelle varianti farcite con le creme. La composizione del panettone è data per circa il 60% da carboidrati e circa il 30% da grassi, tra cui saturi e colesterolo, con una piccola percentuale proteica.
Proprio per tutte queste ragioni, se si vuole seguire un’alimentazione leggera, equilibrata e “pulita”, il panettone non la fa proprio da padrone.
Per fortuna il suo consumo è limitato alle festività natalizie 😉
Quando e quanto concedersene
Se vuoi favorire buoni livelli di colesterolo e controllare la glicemia, dovresti gestire consapevolmente gli zuccheri. Dunque, sai bene che dovresti stare alla larga da cibi come il panettone.
Ma a Natale si può fare anche un piccolissimo strappo alla regola (a meno che ci siano rigide direttive del medico).
È dura resistere alla tentazione di una fettina quando le papille gustative di tutti i tuoi parenti fanno i salti di gioia!
Durante le feste, potresti concederti una piccola fettina, meglio se al pasto. Ti suona strano?
Ti spieghiamo le motivazioni.
Quando il dolce viene consumato insieme a proteine, fibre e grassi, quindi nel contesto di un pasto completo, lo svuotamento gastrico è più lento3.
Questo porta a:
-
assorbimento più graduale degli zuccheri
-
risposta glicemica meno brusca
-
minore richiesta immediata di insulina
Sono aspetti da non sottovalutare, anzi piuttosto determinanti, dato che in caso di problematiche glicemiche e ipercolesterolemia, la gestione degli zuccheri alimentari può fare la differenza4.
A tal proposito, puoi prendere l’abitudine di riorganizzare i tuoi pasti, facendo attenzione all’ordine con cui consumi le diverse portate.
Apri il pasto con il contorno di verdure, ancor meglio se condite con aceto, di mele o di vino5. Successivamente sarebbe ottimale proseguire con il secondo, dunque con la pietanza più ricca di proteine e grassi; puoi concludere il pasto con il primo, a base di carboidrati, e qui si collocherebbe bene il nostro amato panettone!
Certo, con questo non vogliamo dire che il dolce a fine pasto può diventare un’abitudine: in generale, e soprattutto in caso di dislipidemie e alterazioni nella gestione glicemica, consumare alimenti dolci e a base di zuccheri raffinati dovrebbe comunque rappresentare un’eccezione. Una piccola coccola che, se concessa ogni tanto, può “far bene allo spirito” ❤.
Altro piccolo consiglio, cerca di preferire un prodotto artigianale e nella variante classica.
La produzione artigianale infatti garantisce un utilizzo minore di conservanti rispetto a quella industriale e come abbiamo già detto la ricetta tradizionale è meno calorica delle varianti farcite.
E per te che sei attento alla linea o tieni al tuo benessere, ricordati che il “danno” vero non si fa da Natale a Capodanno ma tutto il resto dell’anno! Cura le tue abitudini e il tuo stile di vita e cerca, quando ne hai occasione, di goderti serenamente i momenti di convivialità con le persone che ami.
Cosa fare per favorire buoni livelli di colesterolo?
Sotto l’albero invece di un bel regalo hai trovato una stellina alla voce “Colesterolo” delle analisi?
Oltre a prenderti cura dei tuoi cari non dimenticarti del tuo benessere.
Oltre che sentire il tuo medico di fiducia, puoi iniziare a metterci del tuo, curare l’alimentazione, fare regolare attività fisica e, se serve, supportare il tuo fisico con la giusta integrazione.
Esistono infatti integratori alimentari a base di estratti vegetali specifici che supportano il metabolismo lipidico.
Eccoti qui un po’ di suggerimenti che possono fare al caso tuo:
- Cardo Mariano
- Crespino
- Aglio stagionato
- Omega 3
Il Cardo Mariano, grazie alla sua componente attiva Silimarina, supporta l’attività delle cellule del fegato (epatociti), che captano le molecole di colesterolo (in particolare “il cattivo” LDL) che circolano nel sangue, diminuendone così la concentrazione totale6.
L’estratto secco titolato di Crespino avrebbe numerose proprietà e una delle più importanti sarebbe quella di contribuire al controllo dei livelli di grassi nel sangue7.
Ti sarai accorto che ho sempre parlato di “estratto secco titolato”. L’estratto secco titolato è una specifica lavorazione della pianta che garantisce la presenza costante del principio attivo e dunque è garanzia di qualità e funzionalità della formula dell’integratore.
Un ulteriore supporto in queste situazioni lo danno gli Omega-3. Sono acidi grassi essenziali molto importanti per la normale funzione cardiaca, amici preziosi quando i livelli di colesterolo possono darci delle preoccupazioni8.
Puoi trovare questi ingredienti in Liposan Forte Nuova Formula Salugea e in Omega 3 Krill Oil Salugea.
Il primo è a base di Cardo Mariano, Crespino e Rosmarino, più Riso rosso fermentato.
Il secondo è l’integratore a base di Omega 3. Ma attenzione: non quelli classici da olio di pesce ma da olio di Krill.
Che differenza c’è?
In primis non danno il classico retrogusto sgradevole di pesce, poi sono in forma fosfolipidica che è una forma più biodisponibile rispetto a quella di trigliceride in cui si trovano i comuni Omega-3.
Studi scientifici infatti hanno dimostrato che l’olio di Krill è fino a 4 volte più assimilabile rispetto a quello di pesce9.
Inoltre, Omega 3 Krill Oil Salugea possiede la Certificazione IKOS.
La prestigiosa Certificazione internazionale IKOS™ verifica, per ogni Lotto di Omega 3 Krill Oil Salugea, l’apporto degli attivi dichiarati in etichetta, l’assenza di inquinanti marini e lo stato di ossidazione dell’olio, indice della freschezza e conservabilità del prodotto, dunque di qualità.
Ora che sai un sacco di cose su come prendere in contropiede il colesterolo non lasciarti sfuggire questa opportunità e vedrai che il prossimo Natale sarai più sereno a tavola!
Integratori alimentari: leggere le avvertenze in etichetta.
Gli integratori non vanno intesi come sostituti di una dieta varia, equilibrata e di uno stile di vita sano.
I nostri testi hanno scopo divulgativo, non vanno intesi come indicazione di diagnosi e cura di stati patologici e non sostituiscono il parere del Medico.
Il marchio di certificazione IKOS™ è un marchio registrato di Nutrasource. Omega 3 Krill Oil Salugea è stato completamente testato con risultati positivi da Nutrasource nell’ambito del programma di test internazionale IKOS™.









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