Il colesterolo, quando presente in eccesso, può essere un nemico silenzioso. È noto, infatti, che l’ipercolesterolemia rappresenta uno dei principali fattori di rischio cardiovascolare¹.
Se stai assumendo una statina per sostenere il tuo benessere cardiovascolare stai già facendo un passo importante. Le statine, infatti, rappresentano una delle terapie più prescritte dai medici per mantenere i valori di colesterolo, in particolare il colesterolo LDL (“cattivo”), entro livelli considerati nella norma².
C’è però un aspetto meno noto, che merita attenzione. L’intestino ha un ruolo importante quando si assumono farmaci, in questo caso le statine, e non fa solo da spettatore silente. Siamo abituati a pensare che solo gli antibiotici possano alterare la flora intestinale — motivo per cui spesso si consiglia l’associazione con probiotici — ma in realtà anche altri farmaci, comprese le statine, sono potenzialmente in grado di modificare l’ambiente intestinale e, allo stesso tempo, subire l’influenza del microbiota, in una relazione bidirezionale³.
Ecco gli argomenti che approfondiremo in questo articolo:
- Statine e microbiota: impatto sulla flora e la sua diversità.
- Il ruolo del microbiota nella risposta alle statine.
- Microbiota: un organo metabolico da ri-considerare.
Continua a leggere per scoprire cosa rivelano le ricerche e perché vale la pena esplorare il possibile legame che c’è tra l’assunzione di statine e il benessere intestinale.. Buona lettura!
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Statine e microbiota: i possibili effetti sulla diversità della flora intestinale
Quando si parla di intestino, si fa spesso riferimento al microbiota intestinale. Ne hai già sentito parlare?
Per “microbiota” si intende l’insieme dei microrganismi (principalmente batteri) che risiedono naturalmente nel tratto digerente. Questa comunità svolge un ruolo decisivo in svariati processi fisiologici, come la digestione e l’assorbimento dei nutrienti, l’attivazione della risposta immunitaria4 e l’equilibrio corporeo.5 Sì, hai letto bene, anche il peso corporeo può essere influenzato dalla diversità microbica e lo stato di benessere intestinale.
In generale, più questa diversità è elevata, maggiore è la stabilità dell’ambiente intestinale. Al contrario, una sua alterazione — spesso caratterizzata da una riduzione delle specie benefiche e nota come disbiosi — può essere associata a condizioni di squilibrio6.
Ed è proprio sulla diversità della flora intestinale che sembrano agire le statine.
In particolare, uno studio⁷ pubblicato sulla rivista Science ha osservato degli aspetti interessanti:
- L’uso di statine è stato associato a livelli più elevati di calprotectina, una proteina che può indicare uno stato infiammatorio a livello intestinale.
- I livelli di calprotectina risultano inversamente proporzionali al consumo di verdure, proteine vegetali e pane, suggerendo un effetto benefico di questi alimenti sul benessere intestinale.
- Le statine figurano tra i farmaci che esercitano un effetto sulla composizione del microbiota intestinale, anche se lo studio non ha identificato con precisione le specie microbiche coinvolte.
Anche un’analisi trasversale e prospettica⁸, pubblicata su Arteriosclerosis, Thrombosis, and Vascular Biology, ha suggerito che le statine possono influenzare il microbiota intestinale, determinando variazioni nella composizione e nell’abbondanza di alcune specie microbiche, rispetto ai non utilizzatori del farmaco.
Lo studio evidenzia inoltre un possibile legame tra l’uso di statine e alterazioni metaboliche legate al controllo glucidico, suggerendo una complessa interazione tra farmaco e ambiente intestinale.
Il possibile ruolo del microbiota nella risposta alle terapie
Come hai letto all’inizio dell’articolo, l’intestino non è un semplice spettatore di quello che succede nell’organismo, compresa la risposta alle terapie, ma può giocare un ruolo partecipativo.
Uno studio9 pubblicato su ScienceDirect ha suggerito che la risposta alle terapie con statine è legata alla composizione del microbiota intestinale. In particolare, è stato osservato che un microbiota ricco di Bacteroides, ma con una minore varietà di specie microbiche, tende a essere associato a una risposta più intensa alle statine, sia in termini di efficacia che di possibili effetti metabolici contrari.
Dunque, le variazioni nel microbiota intestinale possono contribuire a spiegare le differenze individuali nella risposta alle statine, aprendo a nuove prospettive.
Il microbiota come organo metabolico
Siamo abituati a immaginare l’intestino come un organo silenzioso e statico, lì ad aspettare di ricevere cibo per fare il suo lavoro di digestione.
In realtà, è molto di più. È un organo vivo, dinamico e in costante dialogo con il resto dell’organismo — e uno dei dialoghi più affascinanti è quello con il cervello, lo sapevi? Uno studio10 pubblicato sul Yale Journal of Biology and Medicine lo descrive come un vero e proprio organo metabolico, soggetto a continue trasformazioni e influenzato da fattori come terapie farmacologiche, malattie, stato nutrizionale, ritmo circadiano e ambiente.
Queste variazioni — che possono verificarsi sia tra individui diversi che nella stessa persona nel tempo — hanno un potenziale impatto sulla risposta alle terapie.
Secondo gli autori, interventi mirati a modulare il microbiota intestinale, anche attraverso l’introduzione dall’esterno di batteri benefici (probiotici), rappresentano un’opportunità interessante per sostenere la risposta terapeutica e favorire una medicina personalizzata.
Nello specifico, uno stato di disbiosi sembrerebbe influenzare negativamente la risposta dell’organismo alla terapia con statine, portando ad un effetto meno marcato sulla riduzione dei livelli di colesterolo11.
Sarà importante effettuare ulteriori ricerche per chiarire questo rapporto e per aprire la strada a strategie terapeutiche più mirate in futuro.
Una revisione12 pubblicata su Gut Microbes (2024) ha messo in luce che il nostro microbiota produce sostanze utili — come TMAO, acidi grassi a corta catena e acidi biliari — che contribuiscono al metabolismo del glucosio e dei lipidi, suggerendo un ruolo del microbiota nel benessere cardiovascolare.
Secondo gli autori, le statine interagiscono con il microbiota e i suoi metaboliti secondari e sarebbe necessario capire come modifiche della dieta e l’integrazione con probiotici o prebiotici possano influenzare il metabolismo delle statine. Suggeriscono anche ricerche a lungo termine che seguano l’evoluzione del microbiota negli utilizzatori di statine, così da valutare meglio efficacia e tollerabilità della terapia nel tempo.
Sostenere il benessere del microbiota: un possibile alleato dell’equilibrio metabolico
Sostenere il benessere intestinale significa sostenere una comunità di microrganismi che, giorno dopo giorno, contribuisce in vario modo al benessere generale dell’organismo.
Il microbiota intestinale mantiene il proprio equilibrio un po’ come un funambolo su una fune. Ogni passo è influenzato da fattori come alimentazione, stile di vita, sonno e gestione dello stress.13.
Tra le strategie per sostenere l’equilibrio intestinale, può rientrare anche l’assunzione di probiotici, microrganismi vivi e vitali che – all’interno di uno stile di vita sano e di un’alimentazione equilibrata e varia – possono contribuire al benessere intestinale e le sue funzoni14.
Una delle sfide più grandi per un probiotico è raggiungere l’intestino e superare l’ambiente acido dello stomaco.
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I nostri testi hanno scopo divulgativo, non vanno intesi come indicazione di diagnosi e cura di stati patologici e non vogliono sostituirsi in alcun modo al parere del Medico.
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