Ogni volta che ripeti le analisi del sangue il valore dei trigliceridi è sempre più alto della norma. Eppure hai già eliminato i condimenti, hai iniziato a mangiare più leggero e ti sei preoccupato di inserire una buona dose di verdura fresca nella tua alimentazione. E in più da qualche mese riesci anche ad andare in palestra regolarmente. Se davvero le cose stanno così è probabile che la causa della tua ipertrigliceridemia non sia da ricercare nell’alimentazione.
Per i trigliceridi alti esistono anche cause non alimentari che ne determinano un aumento nel sangue. Ad esempio il diabete, la menopausa per le donne, le patologie del fegato e una predisposizione familiare. Vediamo come ognuna di queste cause influisce con i valori delle tue analisi del sangue e perché.
Ipertrigliceridemia congenita: quando dipende da un’eredità dominante
Se davvero dieta e attività fisica non sono riusciti a far rientrare i livelli di trigliceridi entro i 150 mg/dl, valore considerato ottimale, è probabile che la tua sia una forma di ipertrigliceridemia congenita.
Questa forma di ipertrigliceridemia, che di solito si presenta in età adulta, è caratterizzata da un moderato aumento dei trigliceridi, associati nella maggior parte dei casi a livelli di colesterolo totale normali e a una diminuzione del colesterolo HDL, con relativo aumento del rischio cardiovascolare.
La diagnosi1può essere fatta dal medico sulla base delle analisi del sangue e della storia familiare, confrontando i livelli di trigliceridi con quelli di un familiare di primo grado. Questo tipo di dislipidemia rientra nelle malattie genetiche a carattere autosomico dominante.
In questo caso, se già seguivi un regime alimentare povero di grassi saturi e zuccheri, ma ricco di fibre il consiglio è quello di continuare a farlo, perché una dieta non equilibrata potrebbe peggiorare la situazione. Così come assolutamente non devi smettere di fare sport.
Se non l’hai ancora fatto, inoltre, potresti consultare il tuo medico per discutere con lui la possibilità di iniziare una terapia mirata, in grado di abbassare i livelli di trigliceridi e ridurre l’indice di rischio cardiovascolare. Laddove il medico non reputi necessario ricorrere a un intervento farmacologico è possibile assumere gli acidi grassi polinsaturi, meglio noti come Omega3.
Hanno tantissime proprietà , e la principale è proprio quella di abbassare il rischio delle malattie cardiovascolari e i livelli di trigliceridi e nel sangue.
In tal caso puoi preferire Omega3 provenienti dal Krill un piccolo crostaceo artico, che possiede questi acidi grassi essenziali sotto forma di fosfolipidi, molto più facilmente biodisponibili rispetto a quelli ottenuti dal pesce.
Menopausa: calano gli ormoni e aumentano i trigliceridi
Durante la menopausa comincia a variare il metabolismo, diminuiscono i livelli ormonali di estrogeni e progesterone e aumentano quelli dei grassi nel sangue. Dopo i 50 anni è molto probabile che cambino sia i livelli di trigliceridi che quelli di colesterolo totale e colesterolo HDL, con un aumento anche per te del rischio cardiovascolare. Rischio dal quale gli estrogeni fino ad ora ti avevano protetto.
Nel tuo caso la prima cosa da fare è seguire una sana alimentazione e fare attività fisica almeno tre volte a settimana. Se questi accorgimenti non dovessero bastare puoi parlare con il tuo medico e valutare con lui la possibile assunzione di Riso rosso fermentato e Omega3, utili per mantenere sotto controllo sia i livelli di colesterolo che di trigliceridi.
Se non ti manca la voglia di leggere puoi approfondire la relazione che lega il colesterolo e la menopausa in questo articolo. Al suo interno troverai tutti i rimedi naturali per abbassare il rischio cardiovascolare e spegnere le vampate di calore, riportando in equilibrio i tuoi livelli ormonali. Perché forse non lo sai, ma se vuoi, puoi fare entrambe le cose in un colpo solo! Mica male, no?
Diabete e trigliceridi: una dislipidemia comune nel tipo II
Molti pazienti che soffrono di diabete di tipo II presentano anche un’alterazione quantitativa e qualitativa del metabolismo dei grassi. Le alterazioni più frequenti sono un aumento dei trigliceridi e delle lipoproteine VLDL e un abbassamento del colesterolo HDL. Il complesso meccanismo che lega dislipidemie e diabete è stato spiegato in maniera semplice e puntuale in uno studio2 condotto dalla D.ssa Claudia De Natale e dal Professore Gabriele Riccardi del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università Federico II di Napoli. La dislipidemia è più rara nel diabete I ma molto frequente nel diabete di tipo II, per la sua stretta relazione con l’aumento di peso e l’insulino-resistenza.
Come intervenire in questo caso? Anche se la risposta può sembrare scontata in questo caso è utile, se non necessario, seguire uno stile di vita sano, fatto di:
- Dieta equilibrata
- Esercizio fisico
- Controllo del peso
- Eliminazione di altri fattori di rischio come fumo, alcool e stress
Per quanto riguarda il possibile consumo di integratori una ricerca3 pubblicata sulla rivista Diabetes Care ha dimostrato che assumere Omega3 non è utile solo per mantenere sotto controllo il livello dei trigliceridi nel sangue, ma anche per prevenire il diabete di tipo II. Lo studio durato 19 anni è stato condotto su 2000 pazienti di età compresa tra i 42 e i 60 anni. Gli uomini che durante questo periodo avevano sviluppato il diabete di tipo II erano quelli a cui erano stati dosati bassi livelli di Omega3 ematici. I pazienti con valori ematici di Omega3 superiori non avevano sviluppato il diabete.
Un’altra cosa che evidenzia la ricerca è l’importanza di saper mangiar bene. La prima cosa che quindi devi fare per avere uno stile di vita sano è imparare a mangiare. Sulla tavola non devono mai mancare verdura e frutta fresca, possibilmente di stagione, pesce e cereali ricchi di fibre. Non c’è mancanza di tempo per cucinare o per fare la spesa che regga, perché tra tutte la più importante delle cure è l’alimentazione.
L’epatopatia: l’importanza di avere un fegato sano per il controllo dei trigliceridi
Un’altra causa non alimentare dell’aumento dei livelli di trigliceridi nel sangue possono essere le epatopatie, ossia, qualunque patologia a carico del fegato. I trigliceridi o vengono introdotti nel nostro organismo con l’alimentazione, oppure sono prodotti in minima parte dal fegato, partendo dalla sintesi degli zuccheri semplici. A trasportarli lungo il flusso sanguigno, verso il tessuto adiposo e muscolare sono le VLDL, lipoproteine a bassissima densità sintetizzate a loro volta dagli epatociti.
Se si vuole arrivare a godere di un benessere lipidico globale, è importante prendersi cura anche della salute del fegato.
Già Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia consigliava di migliorare la digestione e il flusso biliare bevendo il succo di Cardo mariano, pianta nota per le sue proprietà depurative e antinfiammatorie.
La Silimarina contenuta nella pianta è in grado di:
- Contrastare il processo di ossidazione dei lipidi
- Aiutare le cellule epatiche danneggiate da processi degenerativi a rigenerarsi
Altra pianta amica del fegato è il Carciofo. Le sue foglie contengono un attivo chiamato Cinarina dalle importantissime proprietà antiossidanti e digestive.
Ora che abbiamo visto 4 delle principali cause non alimentari dei trigliceridi hai tutti gli strumenti per tirare le somme e decidere di intervenire per prenderti cura di te e della tua salute.
Deborah
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I Vostri articoli sono esaustivi e chiari…anche per chi non e’ del settore.
Grazie per il Vostro straordinario contributo alla nostra salute.
Con stima. Deborah
Rispondi a Deborah
Dott.ssa Federica De Santi
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Grazie Deborah! Le tue parole ci riempiono di gioia e ci spronano a fare sempre meglio 🙂
Rispondi a Dott.ssa Federica De Santi